martedì 19 febbraio 2008

Il senso di appartenenza ad una comunità.

Con il presente vorrei iniziare ad introdurre alcuni post relativi a specifici temi politici con proposte personali, non per questo originali, poiché spesso sono idee molto comuni se non ovvie, ma come spesso accade le cose semplici sono quelle più difficili da realizzare, se non addirittura messi in un cantone.

E’ opinione diffusa che la trasformazione della nostra società da prevalentemente ed uniformemente contadina e cattolica ad una società differenziata e pluralista delle tante professioni, della finanza, delle numerosi scoperte scientifiche e tecnologiche, della diffusione mondiale della comunicazione, dell’estremizzazione del pensiero apolide, pone sicuramente una ridiscussione dei nostri valori identitari e del nostro senso di appartenenza ad una comunità, nel rispetto dell'autonomia individuale.
Non sempre la politica e la società hanno dato risposte dinamiche alla questione indicata e la quasi mancanza di tale senso di appartenenza è visibile sia sul piano nazionale, anche se ad onor del vero bisogna tener conto che la nostra è una nazione relativamente giovane, ma soprattutto la si avverte a livello locale, cosa inusuale per l’Italia dei mille campanili.
Personalmente ritengo fondamentale la discussione sul tema, poiché coinvolge molte sfere della nostra vita sociale che partono dal nucleo familiare, al territorio sino ad arrivare all’identità nazionale e non è pensabile affrontare le sfide del mondo odierno senza sapere chi si è, da dove si viene, dove si vuole arrivare; quali siano i nostri valori fondativi a cui far riferimento, cosa ci associ al vicino o al connazionale che vive centinaia di chilometri lontano.
Il senso di appartenenza non è solo amore per la propria Patria, del proprio campanile, da esternare al fine di mostrare una forza identitaria, perché se così fosse sarebbe un concetto limitante, perchè solo pro esterno, ma deve essere soprattutto quell'elemento di ausilio nelle relazioni fra gli individui all’interno di una comunità, modulantesi su una portante comune.
Si può pensare di parlare di sviluppo solidale; di civismo e di rispetto delle regole; di Società Civile strutturata in tutte le sue componenti al fine d'interagire fra di loro e con le Istituzioni; se l’individuo non ritrova in altri i suoi stessi valori, le sue stesse radici, la sua stessa storia, i suoi stessi sentimenti civili? L’identità è ciò che permette ad una comunità di essere coesa, seppur di idee pluraliste; di affrontare al meglio le sfide di oggi, mediante un rafforzamento introspettivo.
Il rilancio della italianità o della territorialità può essere attuato tramite tanti mezzi; i principali per me sono:
- maggior risalto alla politica della famiglia;
- la valorizzazione di luoghi d’incontro e di confronto come piazze, centri sportivi e culturali per giovani e non, ma più in generale nella riformulazione dell’idea urbanistica a misura d’uomo e non più disordinata, caotica, fatiscente e declinante (come in alcune periferie di città), se non addirittura insicure;
- la realizzazione di plessi scolastici sempre più grandi (campus), in modo di incrementare le relazioni fra coetanei;
- la riscoperta delle bellezze naturali e della cultura italiana, laddove per cultura intendo non solo il mero evento, ma l’occasione d’incontro fra individui che l’evento stesso determina, che stimoli il dialogo e la presa d’atto dei punti comuni.
- il rilancio delle premiazioni civiche di personalità che si siano distinti nella loro vita e che possano condividere con tutti le loro esperienze positive (penso, anche, ai tanti italiani nel mondo che hanno fatto le loro fortune altrove ma sempre con lo stivale nel cuore);
- lo stimolo alla formazione dell’associazionismo e del volontariato;
- la costruzione di un rapporto leale, trasparente, di reciproca fiducia fra le Istituzioni, gli enti locali e i cittadini.

Democratico Liberale

domenica 17 febbraio 2008

Essere un Democratico Liberale

Io mi ritengo di essere, anche in modo vezzoso, un Democratico Liberale che riconosce il proprio essere pensante determinato dalla storia dell'occidentalità in cui i valori cristiani abbiano dato e diano il principale contributo formativo, anche se non sempre il ruolo della Chiesa sia stato di supporto per lo sviluppo del pensiero occidentale.
La partecipazione politica di chiunque deve avere un approccio laico, anche per chi professi l’appartenenza ad una fede; la laicità in politica non vuole assolutamente indicare una negazione del proprio credo, ma una ricerca di un confronto e di un dialogo con chiunque, senza alcuna pregiudizievole e nel rispetto delle opinioni altrui, quando questi rispettino delle semplici regole democratiche.
Mi piace usare in sequenza il termine Democratico Liberale: Democratico perché i valori da lei rappresentata, eguaglianza, fratellanza, libertà, sono i valori primi ed inscindibili della convivenza sociale e fondamento di una nazione e dell’intero genere umano; dopo Liberale perché ritengo che le capacità, le ambizioni dell'individuo in un contesto di Democrazia piena siano portatori di sviluppo e di benessere diretto per sé stessi, ma indirettamente anche per la collettività.
La forza del mondo occidentale sono le conquiste sociali, determinati dall'azione libera dell'individuo, che si è sentito padrone del proprio destino e, in maniera riduttiva, ritengo che la qualità di una collettività è data dalle convenzioni regolatrici del vivere comune, ma soprattutto dalle somme delle qualità di individui liberi.
Ciò mi porta a dire che l’insieme della regole di una collettività, di una nazione non è giusta se non tenga conto dell’essere individuo e della sua libera cultura morale.
Spesso ho l’impressione che l’impianto giuridico del nostro Stato sia qualcosa di staccato dall’individuo e dal riconoscimento delle capacità autodisciplinanti esercitati dallo stesso.
In uno Stato la democrazia ed il liberalismo, non possono prescindere dal civismo dell'individuo pena la carenza della loro forza.
E' altrettanto, ovvio, che per civismo s'intende proprio quel senso di responsabilità che non limita l'individuo ma lo rafforza: le libertà non sono solo un diritto, ma anche un dovere il cui esercizio e rispetto permette di preservare le stesse.
Sicuramente siamo in molti che si possano riconoscere in tali idee, che sono più diffusi di quanto si pensi e che trovano loro espressione nel pensiero di L. STURZO, A. DE GASPERI, L. EINAUDI, B. CROCE.

DEMOCRATICO LIBERALE

sabato 16 febbraio 2008

Per una nuova Italia.

PREMESSA
E’ l’ennesimo blog di politica! Perché?
Perché ritengo che oggi in Italia bisogna partecipare e dare il proprio contributo, sia esso piccolo o grande, al fine che si apra una nuova stagione dove l’Uomo, lo Stato, l’Idea ed il Fare possano rimettere in marcia il nostro declinante paese in un mondo globale che richiede un dinamismo eccezionale, una sfida non raccolta che ci ha fatto cadere nell’inferno della mediocrità. Abbiamo già mancato un’occasione storica nel 1992: la cosiddetta azione di Tangentopoli aveva messo a nudo un sistema malato e dannoso per la nostra democrazia, sistema di cui tutti, chi più e chi meno, avevano usufruito, ma che saziava nel breve ed avrebbe apportato scompensi nel lungo periodo.
Quella svolta giudiziara ci poneva ad un bivio: era il tempo di cambiare, di riprendere il cammino perché da lì a poco ci sarebbe stata l’Europa, una tappa fondamentale che richiedeva un ingresso di qualità e non solo di mero soddisfacimento di alcuni parametri macroeconomici che erano il tutto ed il niente. Quegli anni furono testimonianza della nascita di quella che era indicata, non a caso, come la Seconda Repubblica, che ereditava certamente un lascito gravoso, ma la cui nascita doveva essere accompagnata come in genere si fa per una nuova Repubblica: con sano realismo, ma anche con entusiasmo e passione d'animo, con ottimismo per un futuro da ricostruire con pazienza, con voglia di rinnovare, d’investire sul sistema Italia: infrastrutture, scuola, sanità, giovani, architettura istituzionale dello Stato ed altro dovevano essere al centro di un dibattito riformatore condiviso, che doveva dare nuova speranza e nuova luce a quell'Italia di fine millennio e raccogliere i buoni frutti all’inizio del nuovo.
Ahinoi! Per colpe omogeneamente distribuite in tutta la classe politica, si è aperta una guerra fra bande che hanno accelerato il declino del nostro paese, senza aver affrontato al meglio la sfida che responsabilmente ci poneva l’Europa e la globalizzazione e non è un caso che oggi è sentimento diffuso uno stare peggio rispetto al 1992.
Chioso la premessa richiamando J.F.Kennedy che nel suo discorso d’insediamento alla presidenza degli Stati Uniti enunciò la celebre frase:
“Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese.”
Invitava i suoi concittadini a partecipare attivamente alla crescita del proprio paese, in forza delle proprie attitudini e delle proprie possibilità. Ebbene mi pare che non ci sia frase più appropriata in questa fase storica dell’Italia. Raccogliamo la nuova sfida e l'opportunità di aprire una nuova stagione politica e che il terzo parto repubblicano sia sostenuto nel migliore dei modi e possa avere tante madri e tanti padri.

Democratico Liberale