domenica 22 febbraio 2009

Appello ai giovani di Teggiano.

Nelle ultime settimane ho avuto modo d’incontrare alcuni ventenni, miei compaesani e parlare della situazione politica. Mi è parso di scorgere in alcuni casi uno scoramento misto a rassegnazione, in altri casi una fuga o addirittura un rigetto mentale nel parlare di essa. Le motivazioni erano tutte giuste e d’altronde, le vicende nazionali ed anche locali fanno sì che tale forma di allontanamento si accentui.
L’involuzione della politica, ravvisata non come la più alta espressione dell’uomo per la soluzione collettiva delle problematiche sociali, ma come feudo di potere di una oligarchia generazionale è evidente a tutti, ma a mio modo di vedere, arroccarsi o scadere nella continua analisi demagogica non ci fa bene.
Ecco perché chiedo a Voi, miei giovani compaesani, di non chiudersi, ma di confrontarsi e fra di Voi e con l’intera comunità; di esprimere le Vostre proposizioni politiche; la Vostra umanità, che giorno dopo giorno apprezzo in modo sempre più piacevole; di non lasciarVi mettere all’angolo, come purtroppo accaduto alla mia generazione, in attesa di un mai avvenuto divenire in classe dirigente sia nel pubblico sia nel privato.
Potete essere una fonte inesauribile di acqua potabile che diluisca le tossine della nostra comunità, sino a farle scomparire.
Dovete essere consapevoli che prima di essere protagonisti nel futuro, dovete e potete esserlo del presente e siete umanamente attrezzati per esserlo: fisicità, cultura, sana irruenza, idealità, senso civico e garbo sono dalla Vostra parte.
Vi invito ,quindi, a cogliere le occasioni della prossima tornata amministrativa, e non solo, con una proposizione non necessariamente diretta, ma libera e forte di sturziana memoria, senza alcun timore di errare.
Forse saremo in tanti a darVi ascolto.

martedì 10 febbraio 2009

Politica sociale sul territorio.

PREMESSA
In tempi di crisi è possibile articolare una politica sociale nuova, più efficace? Ed essa può essere una prerogativa di una proposta dell'area liberale o più in generale del centrodestra? Su base territoriale penso che ciò sia possibile.

CORPO
Dopo due mesi di “work in progress” pubblico le mie considerazioni.
Mi ero ripromesso di non farlo per non dar adito ad interpretazioni sbagliate, ma le sollecitazioni di un’amica mi hanno fatto cambiare parere … sulla sola pubblicazione e spero di essere stato bene interpretato (qui mi scappa un sorriso).

Purtroppo il tema è a mio parere talmente vasto, talmente profondo che richiederebbe una trattazione molto più argomentata, più lucida e più lunga di quanto mi presti a fare.

Mi sono sempre dichiarato essere un Democratico Liberale e precisamente m’ispiro a quella corrente di pensiero detta Ordoliberale della Scuola di Friburgo che fonda la sua azione su un concetto di Stato in regime democratico, e più in generale dell’attività dell’amministrazione pubblica, non di natura dirigista tipico del collettivismo socialista o paternalistica del popolarismo conservatore e della concezione hobbesiana o del laissez faire del liberalismo ortodosso, ma improntato su una gestione della res publica in modo flessibile, aperto, con chiare regole contro la concentrazione del potere politico e del potere economico (ecco perché io considero la più alta istituzione liberale l’Antitrust), ma soprattutto fondati su un intervento in cui il principio portante sia quello della “sussidiarietà orizzontale”, a valle di quello verticale, chiamando in causa direttamente la Società Civile.
Sebbene tale corrente sia nata nella prima metà del secolo scorso, essa trova in Locke, in Tocqueville ed in Montesquieu i maggiori ispiratori.
Uno dei principali esponenti di tale cultura politica è sicuramente il ministro Giulio Tremonti ed il suo richiamo alle regole, al controllo del mondo finanziario italiano attraverso i prefetti (in virtù anche dell’Art. 47 “La Repubblica […] disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.”) può apparire figlio di politiche non liberali e dirigiste, è invece improntato in una visione di un’economia sociale di mercato propria del liberalismo solidale.
Per chi voglia approfondire può leggere il quaderno:
L'economia sociale di mercato. Origini, relazioni con la dottrina sociale della Chiesa e implicazioni attuali.

Personalmente ritengo che un’azione ispirata a tali principi liberali può rappresentare un valore aggiunto per il nostro territorio e per l'azione strategica delle future amministrazioni.
Sul principio della sussidiarietà orizzontale e verticale si è svolto durante gli anni ‘90 un dibattito molto ampio che sfocia in una chiara indicazione nella nostra Costituzione, ossia nella massima fonte giuridica, le cui norme regolano fra l’altro i diritti, i doveri , i termini della convivenza civile.
Nel 1995 inviai uno scritto agli allora candidati sindaci di Teggiano, dove fra i vari argomenti (turismo, scuola, imprenditoria, etc.) parlavo dell’importanza dell’articolo 5 della nostra Costituzione relativamente al riconoscimento ed alla promozione delle autonomie locali, quando sulla scena politica si cominciava ad affacciare l’idea di una struttura federalista dello Stato, ritenendo legittima e dovuta una partecipazione attiva da parte degli enti locali su tale argomento.
Da allora la nostra legislazione ha fatto passi in avanti, accelerando i processi di decentramento, rispettosa delle indicazioni della Comunità Europea, che spinge affinché le funzioni amministrative siano quanto più vicine al cittadino e quindi conferite ai Comuni, e che trova la sua massima espressione nella riforma costituzionale del 2001 (passata anche al vaglio del corpo elettorale), la quale modifica in maniera profonda il Titolo V e rafforza le funzioni amministrative dei Comuni, ma che soprattutto norma il principio di sussidiarietà orizzontale:

Art. 118 Comma 1: Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.

Art. 118 Comma 4: Stato, Regioni, Città metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

Tale principio ha trovato piena attuazione nella successiva legge La Loggia del 2003.

L’importanza di tale principio è a mio parere smisurato, poiché delega gli individui e più in generale la Società Civile ad essere compartecipi responsabilmente della pubblica azione amministrativa. A tal proposito basti pensare il ruolo sociale realizzato dal cosiddetto terzo settore (associazionismo e volontariato) con l'istituzionalizzazione del supporto finanziario “del 5 per mille” e da parte di categorie economiche.
Come primo esempio riporto quanto indicato nella newsletter d’informazione del Formez: una riqualificazione di una piazza da parte dei commercianti esecenti nella stessa, che presentano un progetto esecutivo e relativo piano di esecuzione dei lavori, per il quale l’amministrazione comunale colleziona i relativi finanziamenti, svolgendo il ruolo di garante ed allo stesso tempo di controllore. Altro esempio potrebbe essere la zonizzazione di un PIP promosso da un gruppo d’imprenditori, fatta nel rispetto delle regole ed ancora altri ne potrebbero essere fatti.
Il principio ispiratore, è quindi, quello di creare norme e regolamenti di respiro nazionale, regionale, provinciale e comunale atte alla ricezione di autonome iniziative da parte di cittadini in forma singola o associata, fattibili e d’interesse generale e più in generale a dar vita ad un concetto pieno di Democrazia supportato dalla Responsabilità.
Ecco perché è utile che l’azione amministrativa dei prossimi anni deve essere anche improntata su un’apertura culturale, regolamentare, di stimolo per la realizzazione di un' auto-coscienza di una Società Civile che si canalizzi nell’associazionismo di categoria, sindacale, culturale e nelle forme d'espressione di qualunque individuo libero, che possano rappresentare insieme agli enti locali ed alle autonomie funzionali, quei centri di responsabilità la cui interconnessione è fondata sul sistema fiduciale, come già indicato nei post precedenti.
Come la crisi ha dimostrato, potenzialmente ci possono attendere anni duri, che possiamo affrontare solo se la nostra comunità sia unita (il che non vuol assolutamente dire sostenuta da un pensiero unico, anzi la specifità individuale è il sale della nostra società), fondate su chiare regole della convivenza civile e sull’azione civica di tutti e ciò può avere maggior effetti benefici se realizzati con logica territoriale.
L’oggetto d’interesse della politica nel mondo occidentale è il Welfare, la cui struttura oggi viene lesa da un eccesso di logiche assistenzialiste e dai colpi di una globalizzazione a-democratica, a-sociale, a-liberale. Da più parti si ritiene che l’unica forma di rimodulazione di essa è la trasformazione da una formula di Welfare State a quella di Welfare Society o Comunity su base territoriale-federalista, ispirato al principio di sussidiarietà, con meccanismi integrativi all'azione della rappresentanza politica.
Per cui sul territorio è possibile modulare un proprio Welfare ed affrontare oltre alla Sanità, all’Istruzione, all’Assistenza Sociale, anche una politica di adeguati livelli di sufficienza alimentare ed energetica, una politica del credito atta allo sviluppo socio-economico col sostegno alla famiglia ed all'impreditoria, soprattutto ai neo-imprenditori (è un mio vecchio pallino lo sviluppo del settore dei “business-angel” che ingloba ed allarga il concetto dei confidi) e così via.
Mi sarebbe tanto piaciuto in questa fase critica della nostra storia, che localmente si fosse formato un tavolo veramente operativo con la partecipazione degli istituti finanziari, delle associazioni di categoria e delle amministrazioni locali, quest'ultime con compiti di stimolo e di supervisione, per il monitoraggio delle stato generale del debito sia pubblico sia privato e l'attuazione di eventuali procedure finanziarie.
Ci sarebbe ancora tanto da approfondire, da scrivere e da discutere, ma è fondamentale a mio parere concepire che si vada avanti insieme anche nelle diversità di pensiero, facendo fare e non affogando nella mera demagogia, ma prendendoci le nostre brave responsabilità.
Le amministrazioni locali non possono fare tutto ma la loro attività può essere integrata dal dinamismo spontaneo della comunità, anche con procedimenti sperimentali con possibile rischi di errare: la mia visione, come più volte espressa, è quella di realizzare un Laboratorio Teggiano improntati su un concetto di Neo-Umanesimo Liberale.