venerdì 6 settembre 2013

29/08/2013 - Il Vallo di Diano e i suoi social media. Intervista a Enzo Manzolillo, amministratore del gruppo Facebook “Movimento civico ESSERE TEGGIANESI”

 Il gruppo Facebook “Movimento Civico ESSERE TEGGIANESI” esiste da oltre un anno. Il gruppo è fondato su tre principi ispiratori:
 1. Favorire l’aggregazione sociale e la condivisione di idee, proposte e progetti;
 2. Contribuire allo sviluppo del paese salvaguardando l’indipendenza ed autonomia intellettuale;
 3. Promuovere una rivoluzione culturale e sociale. Si tratta, dunque, di un gruppo che mira alla creazione di un laboratorio di idee attraverso le quali dar vita a progetti di sviluppo locale. Il gruppo è gestito da uno staff di quindici amministratori che provvede ad un aggiornamento continuo dei contenuti. Per saperne di più sul gruppo abbiamo intervistato uno degli amministratori, Enzo Manzolillo, per farci raccontare la sua esperienza nella gestione del gruppo “Movimento civico ESSERE TEGGIANESI”.

D. - Enzo, com’è nata l’idea di creare il gruppo “Movimento civico ESSERE TEGGIANESI”? Con quali obiettivi?
R. – “La nascita dell’associazione, e di conseguenza del relativo gruppo su Facebook, è dovuta soprattutto ad alcuni giovani under 35, spinti dalla voglia di dare una risposta alla crisi economica, sociale e valoriale che colpisce soprattutto la loro generazione. L’obiettivo principale è quello di stimolare i cittadini dianesi a riscoprire la propria vocazione ad essere comunità capace di trovare all’interno di se stessa quelle risorse di riscatto e di crescita”

D. - Ci racconti qualche esperienza che ti ha colpito particolarmente nella gestione del gruppo?
R. – “Un po’ tutti ricordiamo con piacere le riunioni che hanno dato vita al nome dell’associazione. Sono state le riunioni più “ricche” e più “fresche”, in quanto piene di passione e di competenza umana espresse dalla parte più giovane del gruppo, mentre noi anziani ascoltavamo in partecipe silenzio: Movimento sinonimo del fare perpetuo, “ESSERE TEGGIANESI” come sintesi unitaria che va al di là dell’appartenenza politica o “contradaiola” e nel contempo espressione orgogliosa della propria identità”

D. - Quali sono secondo te i punti di forza del gruppo? Quali invece i rischi?
R. – “Il principale punto di forza è certamente la partecipazione attiva di tanti giovani che conferisce al gruppo una varietà di risorse in termini umani, intellettivi e professionali. Il rischio maggiore è rappresentato dalla mancata costanza nelle attività del gruppo , determinata dalle problematiche quotidiane che generano spesso un senso collettivo di rassegnazione e di inadeguatezza nell’essere fautori del proprio destino”

D. - Com’è stato accolto dai Teggianesi questo gruppo? 
R. – “Sicuramente con curiosità ed interesse e fa piacere quando, oltre a ricevere i complimenti, notiamo la crescita del numero di membri attivi sulla pagina Facebook del gruppo. Qualcuno c’incoraggia a scendere in campo alle prossime elezioni amministrative ed è probabile che alcuni membri legittimamente aspireranno a candidarsi, ma riteniamo che la solidità di “ESSERE TEGGIANESI” dipenda dalla capacità di preservare la sua natura di movimento e non di partito e la prossima scadenza elettorale ci permetterà di discutere e di proporre a tutti un modello civico allargato”

D. - Cosa può rappresentare, in prospettiva futura, il gruppo “Movimento civico ESSERE TEGGIANESI” per il paese? 
R. – “Riteniamo che a questo punto bisogna dare un contributo a “verticalizzare” i tanti fermenti visibili nella comunità teggianese. Sono presenti, infatti, alcune piattaforme come la nostra, ma soprattutto tanti individui che vogliono dare un loro responsabile apporto per l’interesse generale ed affinché tale impegno non sia vano o poco efficace, bisogna attivare delle procedure di sintesi”

D. - Pensi che il gruppo “Movimento civico ESSERE TEGGIANESI” contribuisca a svuotare le piazze o è una via per ripopolarle? 
R. – “L’attività disegnata sui social network deve proiettarsi nel mondo reale e fra gli obiettivi del gruppo vi è certamente quello di rivitalizzare l’agorà e nel contempo l’amore e lo sviluppo sociale per Diano. Non vi può essere crescita senza la presenza in piazza delle nuove generazioni che devono sentirsi già da oggi potenziale classe dirigente. A tal proposito è stato significativo l’incontro tenuto la scorsa estate 2012 sui gradoni di S. Agostino, all’aperto, il cui tema era la gestione dei beni materiali ed immateriali del centro storico di Teggiano e che ha avuto sviluppi successivi”

D. - Uno degli obiettivi del gruppo è quello di promuovere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica, quali strategie state mettendo in campo per raggiungere questo obiettivo? 
R. – “La principale strategia è proseguire nella formazione della sussidiarietà come possibile vettore di crescita corresponsabile e auto-sostenibile. Una delle proposte che metteremo in campo è l’istituzione di una vera consulta civica in cui siano rappresentati tutte le componenti sociali, culturali ed economiche di Teggiano, col compito proprio di un organo d’intermediazione, di consultazione e di proposizione quasi-deliberativa. A nostro parere il primo compito che dovrebbe assolvere è la rivisitazione dello Statuto comunale, affinché non sia solo l’atto che regoli l’ente locale, ma anche il contenitore referenziale e sentito dei valori della comunità dianese”.
 Fabrizio Carucci - ondanews -
http://www.ondanews.it/il-vallo-di-diano-e-i-suoi-social-media-intervista-a-enzo-manzolillo_3124867.html

domenica 22 febbraio 2009

Appello ai giovani di Teggiano.

Nelle ultime settimane ho avuto modo d’incontrare alcuni ventenni, miei compaesani e parlare della situazione politica. Mi è parso di scorgere in alcuni casi uno scoramento misto a rassegnazione, in altri casi una fuga o addirittura un rigetto mentale nel parlare di essa. Le motivazioni erano tutte giuste e d’altronde, le vicende nazionali ed anche locali fanno sì che tale forma di allontanamento si accentui.
L’involuzione della politica, ravvisata non come la più alta espressione dell’uomo per la soluzione collettiva delle problematiche sociali, ma come feudo di potere di una oligarchia generazionale è evidente a tutti, ma a mio modo di vedere, arroccarsi o scadere nella continua analisi demagogica non ci fa bene.
Ecco perché chiedo a Voi, miei giovani compaesani, di non chiudersi, ma di confrontarsi e fra di Voi e con l’intera comunità; di esprimere le Vostre proposizioni politiche; la Vostra umanità, che giorno dopo giorno apprezzo in modo sempre più piacevole; di non lasciarVi mettere all’angolo, come purtroppo accaduto alla mia generazione, in attesa di un mai avvenuto divenire in classe dirigente sia nel pubblico sia nel privato.
Potete essere una fonte inesauribile di acqua potabile che diluisca le tossine della nostra comunità, sino a farle scomparire.
Dovete essere consapevoli che prima di essere protagonisti nel futuro, dovete e potete esserlo del presente e siete umanamente attrezzati per esserlo: fisicità, cultura, sana irruenza, idealità, senso civico e garbo sono dalla Vostra parte.
Vi invito ,quindi, a cogliere le occasioni della prossima tornata amministrativa, e non solo, con una proposizione non necessariamente diretta, ma libera e forte di sturziana memoria, senza alcun timore di errare.
Forse saremo in tanti a darVi ascolto.

martedì 10 febbraio 2009

Politica sociale sul territorio.

PREMESSA
In tempi di crisi è possibile articolare una politica sociale nuova, più efficace? Ed essa può essere una prerogativa di una proposta dell'area liberale o più in generale del centrodestra? Su base territoriale penso che ciò sia possibile.

CORPO
Dopo due mesi di “work in progress” pubblico le mie considerazioni.
Mi ero ripromesso di non farlo per non dar adito ad interpretazioni sbagliate, ma le sollecitazioni di un’amica mi hanno fatto cambiare parere … sulla sola pubblicazione e spero di essere stato bene interpretato (qui mi scappa un sorriso).

Purtroppo il tema è a mio parere talmente vasto, talmente profondo che richiederebbe una trattazione molto più argomentata, più lucida e più lunga di quanto mi presti a fare.

Mi sono sempre dichiarato essere un Democratico Liberale e precisamente m’ispiro a quella corrente di pensiero detta Ordoliberale della Scuola di Friburgo che fonda la sua azione su un concetto di Stato in regime democratico, e più in generale dell’attività dell’amministrazione pubblica, non di natura dirigista tipico del collettivismo socialista o paternalistica del popolarismo conservatore e della concezione hobbesiana o del laissez faire del liberalismo ortodosso, ma improntato su una gestione della res publica in modo flessibile, aperto, con chiare regole contro la concentrazione del potere politico e del potere economico (ecco perché io considero la più alta istituzione liberale l’Antitrust), ma soprattutto fondati su un intervento in cui il principio portante sia quello della “sussidiarietà orizzontale”, a valle di quello verticale, chiamando in causa direttamente la Società Civile.
Sebbene tale corrente sia nata nella prima metà del secolo scorso, essa trova in Locke, in Tocqueville ed in Montesquieu i maggiori ispiratori.
Uno dei principali esponenti di tale cultura politica è sicuramente il ministro Giulio Tremonti ed il suo richiamo alle regole, al controllo del mondo finanziario italiano attraverso i prefetti (in virtù anche dell’Art. 47 “La Repubblica […] disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.”) può apparire figlio di politiche non liberali e dirigiste, è invece improntato in una visione di un’economia sociale di mercato propria del liberalismo solidale.
Per chi voglia approfondire può leggere il quaderno:
L'economia sociale di mercato. Origini, relazioni con la dottrina sociale della Chiesa e implicazioni attuali.

Personalmente ritengo che un’azione ispirata a tali principi liberali può rappresentare un valore aggiunto per il nostro territorio e per l'azione strategica delle future amministrazioni.
Sul principio della sussidiarietà orizzontale e verticale si è svolto durante gli anni ‘90 un dibattito molto ampio che sfocia in una chiara indicazione nella nostra Costituzione, ossia nella massima fonte giuridica, le cui norme regolano fra l’altro i diritti, i doveri , i termini della convivenza civile.
Nel 1995 inviai uno scritto agli allora candidati sindaci di Teggiano, dove fra i vari argomenti (turismo, scuola, imprenditoria, etc.) parlavo dell’importanza dell’articolo 5 della nostra Costituzione relativamente al riconoscimento ed alla promozione delle autonomie locali, quando sulla scena politica si cominciava ad affacciare l’idea di una struttura federalista dello Stato, ritenendo legittima e dovuta una partecipazione attiva da parte degli enti locali su tale argomento.
Da allora la nostra legislazione ha fatto passi in avanti, accelerando i processi di decentramento, rispettosa delle indicazioni della Comunità Europea, che spinge affinché le funzioni amministrative siano quanto più vicine al cittadino e quindi conferite ai Comuni, e che trova la sua massima espressione nella riforma costituzionale del 2001 (passata anche al vaglio del corpo elettorale), la quale modifica in maniera profonda il Titolo V e rafforza le funzioni amministrative dei Comuni, ma che soprattutto norma il principio di sussidiarietà orizzontale:

Art. 118 Comma 1: Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.

Art. 118 Comma 4: Stato, Regioni, Città metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

Tale principio ha trovato piena attuazione nella successiva legge La Loggia del 2003.

L’importanza di tale principio è a mio parere smisurato, poiché delega gli individui e più in generale la Società Civile ad essere compartecipi responsabilmente della pubblica azione amministrativa. A tal proposito basti pensare il ruolo sociale realizzato dal cosiddetto terzo settore (associazionismo e volontariato) con l'istituzionalizzazione del supporto finanziario “del 5 per mille” e da parte di categorie economiche.
Come primo esempio riporto quanto indicato nella newsletter d’informazione del Formez: una riqualificazione di una piazza da parte dei commercianti esecenti nella stessa, che presentano un progetto esecutivo e relativo piano di esecuzione dei lavori, per il quale l’amministrazione comunale colleziona i relativi finanziamenti, svolgendo il ruolo di garante ed allo stesso tempo di controllore. Altro esempio potrebbe essere la zonizzazione di un PIP promosso da un gruppo d’imprenditori, fatta nel rispetto delle regole ed ancora altri ne potrebbero essere fatti.
Il principio ispiratore, è quindi, quello di creare norme e regolamenti di respiro nazionale, regionale, provinciale e comunale atte alla ricezione di autonome iniziative da parte di cittadini in forma singola o associata, fattibili e d’interesse generale e più in generale a dar vita ad un concetto pieno di Democrazia supportato dalla Responsabilità.
Ecco perché è utile che l’azione amministrativa dei prossimi anni deve essere anche improntata su un’apertura culturale, regolamentare, di stimolo per la realizzazione di un' auto-coscienza di una Società Civile che si canalizzi nell’associazionismo di categoria, sindacale, culturale e nelle forme d'espressione di qualunque individuo libero, che possano rappresentare insieme agli enti locali ed alle autonomie funzionali, quei centri di responsabilità la cui interconnessione è fondata sul sistema fiduciale, come già indicato nei post precedenti.
Come la crisi ha dimostrato, potenzialmente ci possono attendere anni duri, che possiamo affrontare solo se la nostra comunità sia unita (il che non vuol assolutamente dire sostenuta da un pensiero unico, anzi la specifità individuale è il sale della nostra società), fondate su chiare regole della convivenza civile e sull’azione civica di tutti e ciò può avere maggior effetti benefici se realizzati con logica territoriale.
L’oggetto d’interesse della politica nel mondo occidentale è il Welfare, la cui struttura oggi viene lesa da un eccesso di logiche assistenzialiste e dai colpi di una globalizzazione a-democratica, a-sociale, a-liberale. Da più parti si ritiene che l’unica forma di rimodulazione di essa è la trasformazione da una formula di Welfare State a quella di Welfare Society o Comunity su base territoriale-federalista, ispirato al principio di sussidiarietà, con meccanismi integrativi all'azione della rappresentanza politica.
Per cui sul territorio è possibile modulare un proprio Welfare ed affrontare oltre alla Sanità, all’Istruzione, all’Assistenza Sociale, anche una politica di adeguati livelli di sufficienza alimentare ed energetica, una politica del credito atta allo sviluppo socio-economico col sostegno alla famiglia ed all'impreditoria, soprattutto ai neo-imprenditori (è un mio vecchio pallino lo sviluppo del settore dei “business-angel” che ingloba ed allarga il concetto dei confidi) e così via.
Mi sarebbe tanto piaciuto in questa fase critica della nostra storia, che localmente si fosse formato un tavolo veramente operativo con la partecipazione degli istituti finanziari, delle associazioni di categoria e delle amministrazioni locali, quest'ultime con compiti di stimolo e di supervisione, per il monitoraggio delle stato generale del debito sia pubblico sia privato e l'attuazione di eventuali procedure finanziarie.
Ci sarebbe ancora tanto da approfondire, da scrivere e da discutere, ma è fondamentale a mio parere concepire che si vada avanti insieme anche nelle diversità di pensiero, facendo fare e non affogando nella mera demagogia, ma prendendoci le nostre brave responsabilità.
Le amministrazioni locali non possono fare tutto ma la loro attività può essere integrata dal dinamismo spontaneo della comunità, anche con procedimenti sperimentali con possibile rischi di errare: la mia visione, come più volte espressa, è quella di realizzare un Laboratorio Teggiano improntati su un concetto di Neo-Umanesimo Liberale.

venerdì 30 gennaio 2009

Le comunità teggianesi di dentro e di fuori.

“Il Vallo di Diano è attraversato da alcuni anni dalla senilizzazione della popolazione e contemporaneamente caratterizzato da un calo demografico in corso da alcuni anni.”

“[…] ebbene la situazione “tipo” è quella di una presenza massiccia di “nonni” e di pochi, pochissimi nipoti.
La società è infatti caratterizzata da una “verticalità” di comunicazione tra le generazioni: ogni bambino ha pochi fratelli, ma più nonni e bisnonni.”

Volutamente ho iniziato con questi due passaggi sintetici, leggibili nelle conclusioni dello studio “Vallo di Diano: evoluzione demografica.” consultabile sul sito http://www.dianosostenibile.it/, che fotografano al meglio la dinamica della nostra società.

La nostra è, quindi, una società che invecchia, laddove il ricambio generazionale è ridotto, con evidenti ricadute sistemiche sulla nostra collettività in relazione a molti aspetti: la socialità che mortifica in parte il senso di appartenenza, una sovra-urbanizzazione con relativa entropia, la produttività ed altro ancora.
Come già accennato nel post “Il senso di appartenenza ad una comunità”, è possibile limitarne gli effetti negativi, con la realizzazione di campus o poli scolastici unici; con una programmazione urbanistica a respiro pluridecennale che abbia l’intento d'invertire la dispersione; con la creazione di spazi adeguati per l’arte, la cultura e lo sport; con la rivisitazione delle nostre idee, i nostri valori, la nostra storia.
In effetti, questi, sono misure necessarie, le quali, però, possono manifestare i loro effetti positivi nel medio e lungo periodo; mentre, abbiamo bisogno soprattutto di misure che tendono a renderci vitali già adesso, che ci facciano uscire da un lungo periodo d'immobilismo, il quale ci ha relegato ai confini della mediocrità.
Per farlo bisogna ottimizzare l'utilizzo di tutte le nostre risorse umane, ma purtroppo, una parte di essa, forse la migliore, si ritrova al di fuori dei confini cittadini ed ad oggi non sono stare create le condizioni di una proficua interazione.
Se al momento le condizioni economiche e sociali non sono tali da dare la possibilità a molti teggianesi di rimanere nei luoghi natii, ciò non vuol dire che essi si debbano considerare persi per sempre, ma dobbiamo ricongiungerli a noi, facendo sentire loro la nostra presenza con una reciproca partecipazione del nostro e del loro nuovo mondo.
Sicuramente noi teggianesi possiamo vantarci di molti compaesani che si sono distinti nel corso della loro vita anche in ambienti di vita non locali. Queste personalità, e non solo loro, dobbiamo metaforicamente riprenderli, rimodulando una comunicazione fattiva , pur vivendo a distanza di centinaia di chilometri.
E’ con questo spirito che nell’aprile 2008 l’associazione culturale “Teggiano Antica” volle istituire la benemerenza civica col nome di “Albo d’oro” ed il primo nominativo candidato a ricevere il premio, non a caso corrispose al nome del Dott. Michael Louis Giffoni, all’epoca non ancora ambasciatore del Kosovo.
Si voleva premiare un teggianese per meriti acquisiti, un esempio da emulare per tutti noi, un possibile portatore di ricchezza per Teggiano. Solo per motivi logistici non fu possibile conferire la premiazione al Dott. Giffoni, ricadendo sull’altrettanto ottima scelta di Don Sebastiano Quagliariello.
Quindi sarebbe foriera di sviluppo una dialettica continua e costruttiva con i nostri teggianesi di fuori. D’altronde rapportarci con loro significa affacciarci a tanti mondi diversi, con esperienze e culture che possono giovarci, nella medesima maniera di come abbiano fatto i tanti emigranti nei decenni scorsi, che partiti con una valigia di cartone sono ritornati con un bagaglio di esperienza messa a frutto nella propria cittadina.
Possiamo sfruttare tale know-how umano immergendoci direttamente nei loro ambienti universitari, produttivi, culturali e sociali; incontri realizzabili e perseverati nel tempo con continui contatti , facili nell'era della massima espansione della comunicazione.
Il tutto potrebbe sfociare in rapporti informativi, con opportuni realizzazione di contenitori di news; in utili tesi di laurea; in collaborazioni commerciali; nella proposizione della nostra cultura.
Per quanto riguarda questo ultimo punto è possibile sviluppare un’ampia strategia, proponendo con la genuinità che li ha caratterizzati, molte rappresentazioni musicali, folcloristiche e teatrali che si sono espresse sul nostro territorio, esportandoli fuori con l’ausilio dei nostri concittadini ad appannaggio di una platea più ampia realizzata da loro conoscenti, mostrando un' Umanità che è la caratteristica principale da spendere per lo sviluppo della nostra filiera turistica.
Un ulteriore punto di valutazione sarebbe la realizzazione di piccole cittadelle teggianesi o valdianesi nei principali campus universitari le cui costruzioni sono state già programmate, cittadelle che possono trasmetterci nel mondo.

In definitiva, è possibile rendere le tanti comunità teggianesi in unica comunità allargata, la quale si spende, da vicino e da lontano, per il bene del proprio paese, con la piena piacevolezza di sentirsi rianisi.

P.S.: Fortunatamente i nostri giovani si sono già attrezzati e su molti social network è possibile incontrare community virtuali di teggianesi.

P.S.S.: La "manovra d'estate" realizzata nel 2008 dal Governo Berlusconi prevede per i residenti la possibilità di contribuire con la pratica del "5 per mille" ad attività sociali definite dall'amministrazione comunale. Sarebbe utile allargare tale contribuzione anche agli originari non residenti (chiaramente bisogna specificare normativamente tale definizione): avrebbe, a mio parere, un alto valore simbolico più che finanziario.

domenica 25 gennaio 2009

Le ragioni di una partecipazione.

Dopo alcuni mesi di inattività sul blog (pur avendo abbozzato altre riflessioni da poter portare all’attenzione), vorrei ripropormi in virtù della prossima tornata elettorale che si terranno nella mia cittadina Teggiano.
Per molti miei concittadini sono notorie le notizie che sono circolate sulla mia persona e nel presente vorrei specificare al meglio quali siano le ragioni di una mia partecipazione a prescindere dal ruolo (eventualmente anche da esterno) che svolgerò nelle elezioni stesse.
Come già indicato nel post iniziale, ritengo indispensabile che ciascuno di noi apporti il proprio contributo, piccolo o grande che sia, per la crescita della propria collettività e ciò risulta essere tanto più vero oggi rispetto a ieri, considerato i tempi di crisi economica in cui viviamo e che si prospettano ancora più duri.
Tale crisi è ritenuta giustamente non di natura ciclica, in grado di essere risolta dalla struttura stessa del mercato, ma è una crisi molto più profonda realizzata non solo dall’avidità di poche persone che lavorano nel mondo della finanza, ma che trova ragioni in una visione materialistica che come un virus ha infettato l’intero genere umano, con uno spreco di risorse e con un aumento a dismisura del disordine che graverà fortemente a carico delle prossime generazioni. Tale crisi comporterà una seria riflessione su quale sia la società degli uomini in cui si voglia vivere, quale pianeta e quali insegnamenti vogliamo lasciare ai nostri figli. Si vuole perseverare in funzione della cultura del denaro o quella dell’Uomo nella sua interezza storica, culturale e più in generale filosofica? la sola materia o anche lo spirito?
Negli ultimi mesi ho letto spesso e volentieri uno dei documenti più straordinari che l’umanità abbia prodotta: “La dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America” del 1776 e di recente, fra l’altro, ho riscontrato con piacere che la lettura di tale documento appassionava anche altri miei compaesani. Le sollecitazioni di tale lettura mi sono giunte dalle discussioni che soprattutto negli Stati Uniti tale crisi sta adducendo, discussioni che non si racchiudono all’interno dei soli circoli culturali e filosofici, ma che sono proprie di tutta la società americana, anche di quelle sfere che dell’utilitarismo hanno fatto il proprio credo.
La parte di essa che maggiormente mi affascina è la seguente:
Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità […]
Tale frase, a mio parere, è la sintesi perfetta di valori democratici, religiosi, liberali con quella chicca finale che è il diritto degli individui al perseguimento della Felicità, richiamato dallo stesso attuale presidente Obama nel suo discorso d’insediamento.
Allora è la nostra una società in cui sia possibile sentirsi uguali, liberi e vi siano le condizioni per ricercare la felicità?
Personalmente a questa domanda io rispondo di no, ma è mia volontà collaborare con chiunque lo voglia, per realizzare una società in cui le condizioni del vivere civile siano quelle espresse nella Dichiarazione.
In molti ritengono che tale crisi sarà salutare e foriera di opportunità, ma a furia di dirlo, come espresso in un recente editoriale de “Il Sole 24 Ore”, si sta creando una falsa aspettativa che è di speranza, quasi di auto-aggiustamento e ciò ci rende meno attivi, meno pronti. In sintonia di quanto espresso nell’editoriale, ritengo che l’etica e le azioni dell’uomo civico non possano fondarsi sulla sola Speranza, ma soprattutto sul Senso di Responsabilità che io intendo razionalità insieme alle proprie doti emozionali, come la fiducia nel poter vincere qualsiasi ostacolo che ci si presenti.
Io sono fortemente convinto che i Teggianesi siano in grado di rispondere al meglio a tale sfida ed in una riunione ho espresso la capacità e quel senso di responsabilità che la nostra cittadina è in grado di esprimere e creare un laboratorio sociale che c’impegni al meglio nei prossimi anni, una sorta di Neo-Umanesimo laddove l’Uomo ritrovi la collocazione centrale, con l’esaltazione delle virtù culturali, produttive ( figlia della laboriosità dei nostri avi contadini), individuali (da non confondersi con l’egocentrismo) e solidaristiche, rispettose della Natura in quanto partecipi della stessa.
Chioso richiamando di nuovo tutti alla partecipazione politica al fine di darci una rappresentanza civica (qualcosa di più ampio della rappresentanza amministrativa) che, parafrasando ed estendendo in parte il pensiero di Obama per quanto riguardava la scelta della sua squadra, sia frutto delle migliori intelligenze e dei migliori cuori.

martedì 4 marzo 2008

LIBERALISMO E CIVISMO: IL TEMA FISCALE.

Le attuali condizioni sociali, dei conti pubblici italiani e della congiuntura internazionale, pone il futuro governo nelle condizioni di adottare provvedimenti immediati ed emergenziali per aumentare il potere di acquisto per le fasce più deboli. Alcune delle proposte già lanciate, come il salario minimo garantito, azzeramento del prelievo fiscale relativi agli straordinari ed alle tredicesime, possono rivelarsi sicuramente utili nel breve periodo, ma certamente bisogna lavorare ad un insieme d'incisive riforme che abbia una compatta visione su: riforma della struttura di Stato; federalismo; fisco; liberalizzazioni; modernizzazione della pubblica amministrazione; riconcezione del welfare (sanità,lavoro, scuola), meritocrazia, giustizia, sicurezza ed altro ancora.
Quindi oltre a gestire l’emergenza, il prossimo governo ed il prossimo parlamento devono lavorare su una ristrutturazione forte dello Stato in molti settori ed il mio auspicio è che venga fatta con spirito liberale, con un patto chiaro con i cittadini, laddove ognuno assuma le proprie responsabilità, frutto di una reciproca fiducia: da una parte le istituzioni dall’altra i cittadini.
Un tema centrale sulle riforme da realizzarsi è quello fiscale, una riforma improcrastinabile da realizzarsi su basi completamente nuove, non determinate dalla modulazione delle aliquote come fatto sinora. Usando una metafora non è più possibile avere una vecchia radio a valvole su cui si opera ruotando grossolanamente le varie manipoline, quando occorre una nuova radio con tanti bei circuiti elettronici con processori, che permettano un controllo fine per avere un uso più semplice e confortevole.
Proprio sul fisco è possibile sintetizzare quanto scritto nei post precedenti: E’ possibile avere un fisco liberale, inteso come sistema di prelievo trasparente e chiaro, senza avere quell’ossessione burocratica ed ostativa per lo sviluppo determinato da controlli eccessivi? E’ possibile avere un fisco equo e solidale distributore di una parte della ricchezza prodotta e finalizzata anche per realizzare quell’insieme di servizi per la collettività, se il contribuente non abbia quel senso civico dell’utilità comune?
Quindi le due cose s’intrecciano: non possiamo avere una concezione fiscale liberale senza contare sulla responsabilità individuale dei cittadini, mettendo la loro coscienza civica nelle condizioni migliori per esercitare il diritto-dovere di contribuire ai servizi collettivi.
Spesso abbiamo sentito parlare di lotta all’evasione, cogliendo di essa una natura sistemica, che a mio parere ha le sue radici storiche in anni di dominazione straniera e quindi vessatoria, da una struttura giuridica appesantita, confusionaria e poco trasparente, che pare essere fondata sull’assioma: il cittadino le tasse non vuol pagarle ed è, quindi, un evasore per natura.
E’ una logica completamente sbagliata che ha ingenerato norme capestro, con un eccesso di norme anti-evasione ed anti-elusione e di relativi controlli, rendendo alla comprensione dei più il fisco un nemico.
Concludendo, quindi, si ha bisogna firmare quanto prima questo contratto civico fra le istituzioni e il contribuente con una fiscalità liberale, snella e non totalitaria, fondata sul senso civico e la fiducia nei contribuenti; contratto che come afferma l’On. Tremonti troverebbe il suo grado di massima efficienza con il ruolo fondamentale degli enti locali, in un contesto federalista laddove il contribuente paga e vede.
Per molti l’ipotesi potrebbe apparire al limite dell’utopia, ma è una delle poche modalità operative per un possibile rilancio dell’Italia.

martedì 19 febbraio 2008

Il senso di appartenenza ad una comunità.

Con il presente vorrei iniziare ad introdurre alcuni post relativi a specifici temi politici con proposte personali, non per questo originali, poiché spesso sono idee molto comuni se non ovvie, ma come spesso accade le cose semplici sono quelle più difficili da realizzare, se non addirittura messi in un cantone.

E’ opinione diffusa che la trasformazione della nostra società da prevalentemente ed uniformemente contadina e cattolica ad una società differenziata e pluralista delle tante professioni, della finanza, delle numerosi scoperte scientifiche e tecnologiche, della diffusione mondiale della comunicazione, dell’estremizzazione del pensiero apolide, pone sicuramente una ridiscussione dei nostri valori identitari e del nostro senso di appartenenza ad una comunità, nel rispetto dell'autonomia individuale.
Non sempre la politica e la società hanno dato risposte dinamiche alla questione indicata e la quasi mancanza di tale senso di appartenenza è visibile sia sul piano nazionale, anche se ad onor del vero bisogna tener conto che la nostra è una nazione relativamente giovane, ma soprattutto la si avverte a livello locale, cosa inusuale per l’Italia dei mille campanili.
Personalmente ritengo fondamentale la discussione sul tema, poiché coinvolge molte sfere della nostra vita sociale che partono dal nucleo familiare, al territorio sino ad arrivare all’identità nazionale e non è pensabile affrontare le sfide del mondo odierno senza sapere chi si è, da dove si viene, dove si vuole arrivare; quali siano i nostri valori fondativi a cui far riferimento, cosa ci associ al vicino o al connazionale che vive centinaia di chilometri lontano.
Il senso di appartenenza non è solo amore per la propria Patria, del proprio campanile, da esternare al fine di mostrare una forza identitaria, perché se così fosse sarebbe un concetto limitante, perchè solo pro esterno, ma deve essere soprattutto quell'elemento di ausilio nelle relazioni fra gli individui all’interno di una comunità, modulantesi su una portante comune.
Si può pensare di parlare di sviluppo solidale; di civismo e di rispetto delle regole; di Società Civile strutturata in tutte le sue componenti al fine d'interagire fra di loro e con le Istituzioni; se l’individuo non ritrova in altri i suoi stessi valori, le sue stesse radici, la sua stessa storia, i suoi stessi sentimenti civili? L’identità è ciò che permette ad una comunità di essere coesa, seppur di idee pluraliste; di affrontare al meglio le sfide di oggi, mediante un rafforzamento introspettivo.
Il rilancio della italianità o della territorialità può essere attuato tramite tanti mezzi; i principali per me sono:
- maggior risalto alla politica della famiglia;
- la valorizzazione di luoghi d’incontro e di confronto come piazze, centri sportivi e culturali per giovani e non, ma più in generale nella riformulazione dell’idea urbanistica a misura d’uomo e non più disordinata, caotica, fatiscente e declinante (come in alcune periferie di città), se non addirittura insicure;
- la realizzazione di plessi scolastici sempre più grandi (campus), in modo di incrementare le relazioni fra coetanei;
- la riscoperta delle bellezze naturali e della cultura italiana, laddove per cultura intendo non solo il mero evento, ma l’occasione d’incontro fra individui che l’evento stesso determina, che stimoli il dialogo e la presa d’atto dei punti comuni.
- il rilancio delle premiazioni civiche di personalità che si siano distinti nella loro vita e che possano condividere con tutti le loro esperienze positive (penso, anche, ai tanti italiani nel mondo che hanno fatto le loro fortune altrove ma sempre con lo stivale nel cuore);
- lo stimolo alla formazione dell’associazionismo e del volontariato;
- la costruzione di un rapporto leale, trasparente, di reciproca fiducia fra le Istituzioni, gli enti locali e i cittadini.

Democratico Liberale

domenica 17 febbraio 2008

Essere un Democratico Liberale

Io mi ritengo di essere, anche in modo vezzoso, un Democratico Liberale che riconosce il proprio essere pensante determinato dalla storia dell'occidentalità in cui i valori cristiani abbiano dato e diano il principale contributo formativo, anche se non sempre il ruolo della Chiesa sia stato di supporto per lo sviluppo del pensiero occidentale.
La partecipazione politica di chiunque deve avere un approccio laico, anche per chi professi l’appartenenza ad una fede; la laicità in politica non vuole assolutamente indicare una negazione del proprio credo, ma una ricerca di un confronto e di un dialogo con chiunque, senza alcuna pregiudizievole e nel rispetto delle opinioni altrui, quando questi rispettino delle semplici regole democratiche.
Mi piace usare in sequenza il termine Democratico Liberale: Democratico perché i valori da lei rappresentata, eguaglianza, fratellanza, libertà, sono i valori primi ed inscindibili della convivenza sociale e fondamento di una nazione e dell’intero genere umano; dopo Liberale perché ritengo che le capacità, le ambizioni dell'individuo in un contesto di Democrazia piena siano portatori di sviluppo e di benessere diretto per sé stessi, ma indirettamente anche per la collettività.
La forza del mondo occidentale sono le conquiste sociali, determinati dall'azione libera dell'individuo, che si è sentito padrone del proprio destino e, in maniera riduttiva, ritengo che la qualità di una collettività è data dalle convenzioni regolatrici del vivere comune, ma soprattutto dalle somme delle qualità di individui liberi.
Ciò mi porta a dire che l’insieme della regole di una collettività, di una nazione non è giusta se non tenga conto dell’essere individuo e della sua libera cultura morale.
Spesso ho l’impressione che l’impianto giuridico del nostro Stato sia qualcosa di staccato dall’individuo e dal riconoscimento delle capacità autodisciplinanti esercitati dallo stesso.
In uno Stato la democrazia ed il liberalismo, non possono prescindere dal civismo dell'individuo pena la carenza della loro forza.
E' altrettanto, ovvio, che per civismo s'intende proprio quel senso di responsabilità che non limita l'individuo ma lo rafforza: le libertà non sono solo un diritto, ma anche un dovere il cui esercizio e rispetto permette di preservare le stesse.
Sicuramente siamo in molti che si possano riconoscere in tali idee, che sono più diffusi di quanto si pensi e che trovano loro espressione nel pensiero di L. STURZO, A. DE GASPERI, L. EINAUDI, B. CROCE.

DEMOCRATICO LIBERALE